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Lo Yoga e le tradizioni induiste - Parte 1: Cos'è l'Induismo?



"Lo Yoga è spiritualità piuttosto che religione. E come spiritualità ha influenzato l'intera gamma di sviluppo indiano religioso e spirituale" - Thomas Berry, Religions of India, pag. 75

Il subcontinente Indiano è la casa di migliaia di culti locali che sono stati descritti come "animisti" e "politeisti", una ricchezza comparabile alla varietà di culti sciamanici presenti nel continente africano. Ma l'India ha generato anche quattro importanti tradizioni spirituali che si collocano tra le religioni del mondo: l'induismo, il buddismo, il giainismo e il sikhismo. Il contributo dell'India alla spiritualità mondiale non è quindi secondo a nessuno. Più di ogni altra gente, gli indiani hanno dimostrato un'incredibile versatilità nei modi spirituali, il che ha ispirato molte altre nazioni e che nel nostro secolo ha portato ad un essenziale arricchimento alla carente e malata spiritualità della civiltà occidentale.

La tradizione dominante del subcontinente indiano è stata per secoli l'induismo, che oggi ha più di 780 milioni di aderenti in tutto il mondo. In India, che ora ha una popolazione di oltre un miliardo, si stima ci siano circa 750 milioni di indù. Il secondo gruppo religioso più grande sono i musulmani, che ammontano a circa 100 milioni, seguiti da circa 25 milioni di cristiani e 20 milioni di sikh. I buddisti sono una piccola minoranza in India ma sono fortemente rappresentati in Sri Lanka, Tibet, e nel sud-est asiatico.

Il termine "induismo" è ambiguo. A volte è usato per riferirsi ai culti totali di tutti gli abitanti della penisola, a parte quelli che appartengono a religioni così chiaramente definite come il buddismo e il cristianesimo. Più in particolare, il nome si applica alle numerose tradizioni che sono storicamente e ideologicamente connesse con l'antica cultura vedica di seimila e passa anni fa e che hanno assunto la loro forma caratteristica all'inizio del primo millennio d.C.

L'induismo è più di una religione. Come le altre religioni del mondo, è un'intera cultura con il suo stile di vita distinto, caratterizzato da una struttura sociale unica: il sistema delle caste. Il sistema delle caste è vasto e complesso, e non ci addentreremo molto in esso in questa articolo. Per riassumere, dobbiamo ricordare che la società induista, per millenni, è stata organizzata in 4 "condizioni" (varna), spesso erroneamente riferite come "caste": la classe o condizione sacerdotale (brahmana); la classe dei guerrieri (kshatriya); la classe delle "persone comuni" (vaishya), quali agricoltori, commercianti ed artigiani; e la classe servile (shudra). Questa organizzazione è spiegata come avente il suo precedente nello stesso ordine divino. Il macroantropo, l'essere primordiale, ha dato vita alle 4 classi come segue:

"Il bramino è la Sua bocca; il guerriero è stato modellato dalle Sue braccia; colui che è mercante è le Sue cosce, e dai Suoi piedi il servo è nato" - Inno dell'Uomo (Purusha-sukta del Rig-Veda, 10.90.12).

La classe dei servi era sistematicamente esclusa dallo studio della tradizione sacra ed eventualmente divenne considerata come paria. Solo le prime tre classi erano considerati "nati due volte" (dvija) ovvero "nati nuovamente" attraverso una corretta iniziazione alla tradizione vedica. Questo avveniva tradizionalmente all'età di 8, 10 e 11 anni per bambini E bambine rispettivamente della classe sacerdotale, guerriera e agricola/mercantile. Nel rituale dell'investitura veniva consegnato un filo sacro da indossare permanentemente sulla spalla sinistra, appeso diagonalmente sul petto.

Non ci addentreremo oltre nel sistema delle caste, ma per quanto questo sistema può urtare la nostra sensibilità moderna occidentale, non è molto diversa dalla nostra così-chiamata società egalitaria, in cui è ovvia la stratificazione sociale che vede una elite di pochi ricchissimi e una grande maggioranza di persone che non arrivano a fine mese...

La rigidità del sistema delle caste è stata da sempre bilanciata da una forte tendenza verso la flessibilità ideologica. Così l'induismo ha dimostrato una sorprendente capacità di assimilare anche gli opposti più estremi all'interno di esso. Ad esempio, a un'estremità dello spettro troviamo la scuola radicalista non-dualista di Shankara e all'altra estremità la severa scuola dualista del Samkhya classico, che nonostante il suo ateismo è considerato uno dei sei principali sistemi filosofici dell'induismo (darshana), di cui parleremo presto in un altro articolo. Un altro esempio di posizioni filosofiche così contrastanti è il "freddo" 'approccio contemplativo del non dualista Jnana-Yoga della Upanishad da una parte e il fervente ed emotivo approccio di alcune scuole del monoteistico Bhakti-Yoga dall'altra (per una spiegazione di queste scuole vedi: I percorsi mistici dello Yoga: Jnana, Bhakti, Karma e Raja Yoga). Il percorso medievale del devozionismo (bhakti-marga) è fortemente sincretistico e ha incorporato, tra le altre cose, elementi dal Sufismo islamico. Tipico di questo spirito onnicomprensivo dell'induismo è l'Allah-Upanishad, un'opera tarda composta da influenze musulmane.

Il potere assorbente e spugnoso dell'induismo è tale che persino una tradizione religiosa ben definita come il cristianesimo cadde sotto il suo incantesimo e, nei secoli XVI e XVII, dovette essere salvata dai missionari gesuiti da una completa induizzazione. A volte questa tendenza di inclusione da parte dell'induismo viene erroneamente interpretata come un tipo universale di tolleranza, ma così non è. In tutta la storia dell'India ci sono stati numerosi casi di intolleranza tra varie scuole e fazioni dell'Induismo, e si potrebbe citare la tensione di vecchia data tra i Vaishnava e gli Shaiva come esempio.

L'induismo è quindi meglio inteso come un complesso processo socioculturale che si è sviluppato nella persistenza di forme antiche e nell'assimilazione di nuove espressioni di vita culturale e religiosa. Da un certo punto di vista, si può dire che l'induismo sia iniziato con la civiltà Vedica (probabilmente già nel 5 ° millennio aC. Vedi anche: "Breve storia dello Yoga (1/2) - Le Origini"). Da un'altro punto di vista, ci sono differenze reali e importanti tra la sacra cultura vedica e l'induismo come lo conosciamo oggi. Nel complesso, la continuità è stata sorprendente e più significativa rispetto ai cambiamenti introdotti nel corso della storia.

Testo tratto e da me tradotto da "The Yoga Tradition" (2nd Ed., 2001), di Georg Feuerstein, Hohm Press, Arizona

NB: i nomi delle religioni vanno scritte con la maiuscola o con la minuscola? Il Zanichelli ci insegna: "⇒ I nomi delle religioni di solito vanno scritti con la lettera minuscola (cristianesimo; buddhismo; ebraismo; ecc.). Anche i fedeli delle varie confessioni vanno scritti con la lettera minuscola (musulmani; cristiani; buddhisti; ecc.)." Vedi qui.

Articoli a seguire:

Lo yoga e la tradizione induista - parte 2: Lo Yoga e la filosofia induista

Lo yoga e la tradizione induista - parte 3: Lo Yoga e la religione induista

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