C'è qualcosa di molto grave che sta accadendo nella nostra società, e ne siamo tutti testimoni silenti e ignoranti.
C'è una violenza di massa che viene perpetrata quotidianamente su centinaia di donne in Italia, ed in particolare in Sicilia.
Stando alle statistiche degli ultimi anni, l'Italia è al 1° posto a livello europeo per numero di tagli cesarei, con una prevalenza nel sud italia, dove intorno al 50% di parti sono cesarei (Campania è prima, seguita dalla Sicilia) [1], [2].
"A quanto pare le donne del sud non sono più capaci di partorire da sole"
Succede però è che il ministero della salute non è d'accordo su questo numero spropositato di parti per via chirurgica, criticati anche dall'Organizzazione Mondiale per la Salute [3], ed esistono quindi forti tendenze a voler ridurre il numero di tagli.
C'è un problema però: gli ospedali sono spinti a non tagliare, e quindi spingono per il parto naturale o spontaneo, ma le donne non sono messe in condizioni di poter partorire da sole.
No, una donna non può partorire in maniera naturale e spontanea:
... se deve fare tutto il travaglio in una stanza con altre 4 donne che hanno appena partorito, ANCHE DURANTE L'ORARIO DELLE VISITE (è il caso di L. - taglio cesareo dopo 15 ore di travaglio)
... se ogni mezz'ora passa un'infermiere e ti infila le dita dentro per vedere " a che punto è la dilatazione" (è il caso di C., taglio cesareo dopo 17 ore di travaglio, ma di tante altre)
... se durante le contrazioni più intense ci chiedete di sdraiarci "perché dobbiamo fare il tracciato" (è il caso di E., V., R., tutti tagli cesarei)
... se dovete infilarci mille aghi per pompare ossitocina nel sangue, o qualcos'altro di cui comunque non ci dite nulla, e quindi abbiamo una flebo attaccata che dovremmo portarci appresso nel travaglio
No, alcune di noi donne non vogliono o riescono a partorire sdraiate con le gambe in aria.
E alcune di noi donne non riescono a partorire se ci sono 10 studenti di medicina che ci guardano, che prendono appunti, che osservano asettici le nostre intimità, perché "devono pur fare pratica!"
Non è così che possiamo partorire.
Non è così che si partorisce.
Non è così che vogliamo partorire.
Perché è questo il punto: la maggior parte di donne VUOLE partorire in maniera spontanea. La maggior parte delle donne, la stragrande maggioranza, sa che il parto spontaneo è la cosa giusta, la cosa naturale, la cosa migliore per sé e per il bimbo, è un qualcosa che si sente a livello viscerale. E quando invece si trovano in condizioni come quelle che ho menzionato sopra, è raro che il parto proceda in maniera spontanea. Qualcosa si blocca. Qualcosa di viscerale, di istintivo comunica al nostro corpo e al bambino in grembo che queste non sono le condizioni adatte per partorire. Però ci pompano roba nel sangue, e questa roba agisce sul corpo a livello chimico e induce le contrazioni, anche se non siamo pronte per partorire. E spesso, ahimè troppo spesso, finiamo per essere SVENTRATE. Questo è il termine giusto. Sventrare significa "squarciare il ventre". (Il taglio cesareo è un'operazione chirurgica in cui vengono incisi pelle, sottocute e fascia muscolare, i muscoli vengono quindi separati meccanicamente e poi si incide il peritoneo e l'utero [4] - decisamente tanti tagli).
Chi ha subito un taglio cesareo, la maggior parte di donne con cui ho parlato, ricorda il momento del parto con un misto di tristezza e delusione, rimorso e frustrazione. Per molte rimane un'esperienza traumatica che non hanno mai avuto il modo di superare. Un'esperienza che è spesso minimizzata con un "insomma, l'importante è che il bimbo stia bene", dimenticando che la salute della madre è importante tanto quanto quella del figlio. Non aver avuto la possibilità di sentire il proprio figlio uscire dal proprio corpo, non aver avuto la possibilità di partorire, dare alla luce, in maniera naturale, è un qualcosa che molte donne ancora rimpiangono. Come se non fossero state in grado, come se non fossero state all'altezza. E' ovvio che in molti casi, viste le condizioni, e visto che il bambino non esce, è meglio tagliare. E non come è successo circa un mese fa, che non si taglia neanche in tempo, e la bambina muore (comunicazione personale, i familiari preferiscono il completo anonimato). Ma il problema non è questo accanimento al tagliare o non voler tagliare, il problema è a monte.
Perché se ci sono le condizioni fisiologiche, e la donna è messa nelle condizioni ambientali giuste per partorire, il parto avviene in maniera spontanea.
Ma se sei un "paziente" in più, e devi fare spazio nella sala parto alla prossima che arriva, e se sei solo un numero da sbrigare in maniera più veloce possibile, e via dicendo, allora la donna non partorirà facilmente in maniera spontanea.
Attenzione: non ho nulla contro il taglio cesareo. Non voglio accanirmi contro di esso in nessun modo. Il taglio cesareo negli ultimi decenni ha salvato la vita a milioni di mamme e di bambini al mondo, da quando si è iniziato a svolgere in maniera corretta (interessante l'analisi sulla storia del cesareo in "Come nacquero gli italiani"). Non ho neanche nulla contro chi programma il taglio cesareo in antecedenza. Questo articolo è in difesa di tutte le donne che, come ho scritto prima, non sono state messe nelle condizioni di partorire da sole, e che hanno subito un taglio cesareo che poteva molto spesso essere evitato. Ed è una critica al corrente sistema ospedaliero.
Discrepanza tra linee guida e pratica clinica
D'altronde, le linee guida nazionali esistono, eccome! Nella introduzione al documento "Assistenza alla gravidanza e parto fisiologico. Linee guida nazionali di riferimento" si legge (pag. 15) : "L’ostetricia è un ambito nel quale esiste un riconosciuto e diffuso gap tra evidenze di efficacia e pratica clinica. Troppo spesso i trattamenti di routine non sono evidence-based e c’è una forte resistenza ad abbandonare definitivamente procedure desuete o dannose. La frequenza eccessiva di tagli cesarei non necessari e l’episiotomia sistematica sono ottimi esempi della discrepanza esistente tra le evidenze e la pratica clinica e della complessità e lentezza dei processi di cambiamento delle procedure abituali." [5]
Anche nel documento "Induzione al travaglio di parto", redatto dalla Società italiana ginecologi e ostetrici (SIGO) è ben chiaro che non è sempre necessario intervenire sul travaglio della donna. Si legge nella introduzione: "L’ITP (Induzione al Travaglio di Parto) è un intervento medico messo in atto al fine di interrompere l’evoluzione della gravidanza. L’obiettivo primario è riuscire ad ottenere un travaglio attivo. Si dovrebbe prendere in considerazione il ricorso a un’ITP soltanto qualora si ritenga che questo intervento comporti benefici materni e fetali evidentemente maggiori e rischi significativamente minori rispetto all’attesa dell’insorgenza spontanea del travaglio di parto. (...) La donna deve essere informata sull’indicazione all’induzione, sul metodo di induzione e sui rischi della procedura. Il counselling e il consenso informato devono essere documentati in cartella. Le scelte della donna devono essere considerate parte integrante nel processo assistenziale." [6]
Donne, vi risulta che questo avvenga?
Riguardo il cesareo, la OMG (Organizzazione Mondiale della Sanità) scrive, in un documento del 2015 "non vi è evidenza scientifica che provi i benefici del cesareo per donne o bambini nei casi in cui questa procedura non sia clinicamente giustificata. Come ogni intervento chirurgico, il taglio cesareo comporta dei rischi a breve e lungo termine con conseguenze anche a distanza di molti anni dal parto, e può compromettere la salute della donna, del bambino e le future gravidanze". Propone quindi un sistema di classificazione (chiamato di Robson) "come standard globale per valutare, monitorare e confrontare il tasso di tagli cesarei in una struttura ospedaliera nel tempo e tra differenti strutture ospedaliere". (potete trovarlo qui [7]). Le linee guida nazionali, aggiornate al 2016, possono essere trovate qui.
Infine, ben 20 anni fa (nel 1996) la OMG (Organizzazione Mondiale della Sanità) pubblicò delle linee guida per la donna e le ostetriche, da seguire in fase prenatale e durante il parto [8]. Riassumo alcune di queste:
Dare da bere durante il travaglio e il parto;
Rispettare il diritto delle donne alla vita privata nel luogo del parto;
Supportare con empatia durante il travaglio e il parto;
Dare alle donne tutte le informazioni e spiegazioni che desiderano, operare dei metodi non invasivi e non farmacologici per dare sollievo dal dolore durante il travaglio, come massaggi e tecniche di rilassamento;
Lasciare piena libertà di posizione e di movimento durante il travaglio;
Promuovere la posizione non supina in travaglio;
Garantire il precoce contatto pelle a pelle tra madre e figlio e sostenere l’avvio dell’allattamento al seno entro 1 ora dopo il parto in conformità con le linee guida dell’OMS sull’allattamento".
Mentre alcune procedure standard vengono definite chiaramente dannose o inefficaci, quali ad esempio:
Posizionamento della flebo durante il travaglio;
Infusione di liquidi attraverso la flebo;
Uso della posizione supina durante il travaglio;
Somministrazione di ossitocina in qualsiasi momento prima del terzo stadio (l’effetto non può essere controllato);
Uso di routine della posizione litotomica con o senza staffe durante il travaglio (sdraiata supina gambe in aria);
La manovra di Valsalva (spinta volontaria, eseguita esercitando una forte pressione verso il basso) durante la seconda fase del travaglio;
Massaggio e stretching del perineo durante la seconda fase del travaglio.
Evidentemente in 20 anni questo documento non è ancora arrivato in Italia.
La situazione in Sicilia
L'ambiente ideale per il parto è un ambiente protetto, con luci soffuse, senza disturbi, in cui la donna può sentirsi libera di muoversi a proprio agio, gridare se vuole, spogliarsi completamente se vuole, mettersi nelle posizioni in cui vuole, senza che nessuno, dico NESSUNO, debba permettersi di dirle cosa fare. La presenza di persone dovrebbe essere limitata (2-3 massimo), e devono essere persone che la donna conosce e che vuole accanto. A volte vuole anche stare da sola. [9]
Purtroppo questo non sembra essere possibile qui in Sicilia, oggi. Anzi, sembra solo fantascienza. L'Onda, l'Osservatorio nazionale sulla salute della donna, dal 2007 attribuisce i Bollini Rosa agli ospedali italiani "vicini alle donne" che offrono percorsi diagnostico-terapeutici e servizi dedicati alle patologie femminili di maggior livello clinico ed epidemiologico riservando particolare cura alla centralità della paziente.
Degli ospedali pubblici siciliani, solo il "Nuovo Ospedale Garibaldi Nesima" (Catania), ha ricevuto 3 bollini rosa (il massimo) in Ginecologia ed Ostetricia. [10] Ma ovviamente le donne partoriscono in tutta la Sicilia, non solo a Catania...
Personalmente, tra le mamme che conosco e che hanno partorito negli ultimi anni, 21 su 24 hanno avuto taglio cesareo. Stiamo parlando di una proporzione vicino al 9 su 10. E di queste 21, solo una ragazza aveva una condizione (placenta previa) che richiedeva il taglio cesareo. TUTTE le altre avrebbero molto probabilmente potuto partorire spontaneamente, ma non è stata data loro la possibilità. Di queste 21, 19 hanno iniziato il travaglio in maniera spontanea, e sono state tagliate dopo ore e ore di travaglio... E di queste, una mamma non ha mai avuto la possibilità di poter vedere la propria bimba viva. Questa è una notizia che ho avuto da parte di un'amica, molto di recente, ma rimarrà molto probabilmente nell'oblio.
Sporsero denuncia invece i genitori del piccolo che nacque in condizioni atroci nel Luglio del 2015, in quanto le dottoresse di turno non praticarono il cesareo pur di non dover lavorare oltre il proprio turno... [11]. Quel bambino oggi avrebbe 2 anni. E poi ancora casi di cesareo ritardato nelle notizie, tanti, ma chissà quanti rimangono invece in silenzio, troppo distrutti i genitori per poter combattere [12], [13], [14]
Cosa possiamo fare?
Purtroppo il sistema è marcio dall'inizio. Dal momento del concepimento (abbiamo veramente bisogno del test di ovulazione per capire quando siamo fertili?! siamo così alienate dal nostro corpo?) alla scelta del ginecologo alle troppe ecografie e altrettante spese, dalle condizioni in cui ci ritroviamo a partorire all'abbandono totale nel momento del dopo parto, tutto prevede l'alienazione dal nostro corpo, dal nostro istinto di donna e madre, tutto diventa eccessivamente medicalizzato, e così un evento naturale come è il partorire diventa un qualcosa di estremamente complicato. E chi ne risente è la madre, e il bimbo, spesso per tutta la vita.
Cosa possiamo fare quindi? L'importante è sapere, informarsi, leggere, conoscere, parlare, confrontarsi. Ma soprattutto, oltre tutti libri e i consigli e le visite e gli articoli su internet, dobbiamo iniziare ad ascoltarci. Ad avere più fiducia in noi stesse come donne. Dobbiamo credere in noi stesse. Siamo state addomesticate per anni, per secoli!, e abbiamo perso il nostro potere femminile, la nostra forza, il nostro istinto. Crediamo sia normale farsi infilare le dita (o strumenti vari) su per la nostra vagina, anche quando fa male. Avete mai detto al vostro ginecologo/a: "non mi tocchi così, che mi da fastidio!" oppure "aspetti un attimo che non mi sento pronta"?
Bene, è ora di riprendere possesso del nostro corpo e del nostro insieme psico-fisico. E' ora di alzarsi e dire basta alla prevaricazione medica sul nostro corpo. Non siamo fatte solo di carne e ossa, abbiamo anche uno spirito, siamo fatte di energia, abbiamo nel nostro DNA la sapienza millenaria tramandata da tutte le donne prima di noi. Dobbiamo imparare ad attingere da quella sapienza. Non è mai troppo tardi, dobbiamo iniziare, è ora.
***
Grazie per aver letto finora. Voglio ringraziare tutte le donne che si sono confidate con me e hanno avuto il coraggio di parlare di un avvenimento che molto spesso ha riportato lacrime agli occhi. Questo articolo è dedicato a voi. Abbiamo bisogno della vostra voce per evitare che altre donne, amiche, sorelle, figlie debbano vivere quello che avete vissuto voi. Siamo pronte a combattere. Non siete sole.
Sto preparando una serie di articoli che tratterà in dettaglio le vari fasi connesse all'avere un bambino (dal concepimento al post-parto). Se avete domande, dubbi o volete parlare su questo tema, sentitevi libere di contattarmi.
Sono specializzata nell'insegnamento dello Yoga in gravidanza e post-parto. Ho vissuto molto di queste esperienze sulla mia pelle, dal primo figlio, nato in ospedale, all'ultima arrivata, partorita in casa.
Spero che questo articolo vi spinga a voler agire, anche solo parlando con qualcuno della vostra esperienza, ascoltando chi l'ha vissuta, diffondendo, divulgando... a poco a poco, e con la feroce gentilezza e la somma grazia che noi donne abbiamo, dobbiamo cambiare le cose.
Foto di Patricia Prudente da Unsplash
References:
[9] Odent, M. (2006) Abbracciamolo subito. Red Edizioni
[10] www.bollinirosa.it
[12] http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-4a6c3e57-4b8e-43f8-a0a9-d74376e50c11-tg1.html