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Confessioni di un'insegnante



(Kurmasana. E non sono io nella foto! )

Quando ero piccola, tra l'andare a danza e andare a correre in riva al fiume ho scelto la seconda. Ho iniziato ad andare in palestra a 4 anni, ad equitazione a 5, e fino ai 18 ho praticato in maniera costante entrambi gli sport oltre a praticare atletica leggera (corsa, dai 100 metri a 1500, provati tutti). Poi è venuto il resto (scuba diving, kayaking, trekking a volontà e via dicendo), ma ormai il corpo si era formato. Ed era un corpo sicuramente forte, decisamente atletico, ma di certo poco flessibile. Non arrivavo a piegarmi in avanti e toccare la punta dei piedi, ma non credo neanche di averci mai provato più di tanto. In palestra facevamo un po' di stretching certo, ma giusto un po', e visto che non ero flessibile, ne facevo poco.

Poi ho iniziato a ballare. Vivevo in Inghilterra e ogni weekend, o quasi, si andava ai rave parties. Leeds, Sheffield, Londra, spesso tutto il weekend a ballare. E poi i festival in giro per l'Europa... Ballavo, ballavo tanto, potevo ballare per ore e ore, avevo tanta stamina e per la prima volta in vita mia scoprivo come usare il mio corpo per divertirmi, per esprimermi fuori dagli schemi.. (Ricordo anche che in quel periodo la mia cara amica Kat mi chiese se volevo venire a provare una lezione di yoga, e io rifiutai categoricamente, non ero certo tipo da fare yoga!).

In seguito venne il viaggio in India che mi cambiò completamente le prospettive di vita, ma quella è un'altra storia... Fatto sta che ho iniziato a fare Yoga a 27 anni. All'inizio era solo una pratica fisica, come accade spesso. E per la prima volta le mie capacità atletiche si scontravano con le mie incapacità di movimento: da lì la mia risoluzione tenace nel “diventare più flessibile”. Ho passato anni a lavorare sul mio paschimottanasana, sul mio upavista konasana (la mia chimera...), sull'hanumanasana. Per anni mi sono dannata perché i miei hamstrings (un termine che non esiste in italiano e che definisce tutti i muscoli nella parte posteriore delle cosce, dall'attaccatura in zona glutei al retro delle ginocchia) erano “tight”, rigidi... e ci lavoravo su sempre tanto.

Durante i miei corsi di formazione per diventare insegnante yoga, ho iniziato a capire (e ad accettare) che siamo tutti fisicamente diversi, a partire dalla struttura scheletrica, e che quindi, pace all'anima mia, non sarei mai riuscita ad entrare in alcune posture per delle semplici questioni anatomiche.

Ci sono voluti anni, e un po' della maturità che questi portano, per accettare i miei limiti fisici, e finalmente oggi posso dire di aver superato la fase per cui la pratica fisica è l'aspetto più importante dello yoga. Le maternità mi hanno certo aiutato nella evoluzione, sia per gli effetti che hanno sul corpo sia per gli insegnamenti che i bambini ci impartiscono, e così anche le esperienze di vita e la guida dei miei insegnanti.

Oggi continuo certo a lavorare sul mio corpo, continuo a praticare fisicamente ogni giorno, ma invece di essere aggressiva con il mio corpo inizio la pratica ascoltando quello di cui ha bisogno, il che significa che a volte rimango in una posizione yin per 15 minuti, oppure che faccio solo pranayama. Continuo a godere della pratica fisica, mi diverto con il mio corpo, mi diverto a provare, ad esercitarmi nelle posizioni più astruse, mi piace spingermi oltre i miei limiti, mi piace tentare, e rido nel fallire, ho raggiunto una certa consapevolezza corporea per cui so di cosa ho bisogno giorno dopo giorno e alla fine della pratica mi sento bene, sento le energie sottili fluire liberamente in tutto il corpo e questo mi piace...

Ma alla fine della pratica, so che questo non è tutto. Anzi, questo è solo l'inizio, o forse questo non è proprio niente... Se voglio continuare a insegnare, non devo essere in grado di portare la gamba dietro la nuca, questo è solo circo (cit. P. Jois). Continuerò a studiare yoga e anatomia per poter insegnare in maniera consapevole e informata, e poter insegnare le posture che a me non vengono facili, ma non vedrete mai una mia foto in posture avanzate. Non alcune per lo meno. Continuerò a farmi fotografare nelle posture che mi vengono facili (adoro i piegamenti all'indietro ad esempio!) ma non mi vedrete mai in kurmasana (vedi foto). Forse riuscirò a fare la verticale senza supporto del muro un giorno, ma non sarà questo a rendermi una insegnante migliore. Per quanto rispetto e ammiro chi lo è, non sarò mai una ballerina, una contorsionista, un'acrobata. Lascio questi ruoli a chi li sa fare meglio di me.

Avrò meno fan sulla mia pagina Facebook e su Instagram (che neanche ho, ancora!), ma spero di poter dare di più umanamente.


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