“We can make our minds so like still water that beings gather about us to see their own images and so live for a moment with a clearer, perhaps even a fiercer life because of our silence” (William Butler Yeats)
La tranquillità, il silenzio, la quiete. Vengono forse in mente immagini di un bosco centenario e impenetrabile, o di neve che cade soffice e lieve in un paesaggio campestre.
Ma non pensiamo mai al silenzio che è dentro di noi. A quella stessa tranquillità, silenzio e quiete che è dentro di noi, ma alla quale non siamo in grado, o non vogliamo, o abbiamo paura di accedere.
C'è una forte ed urgente necessità di silenzio nella nostra società. Non parlo solo della necessità di parlare di meno, non dico che di punto in bianco dovremmo smettere di parlare, ridere, piangere, urlare la nostra rabbia e sussurrare parole d'amore. E non parlo neanche di lasciare il mondo per una vita da eremiti. Parlo del silenzio interiore, quel silenzio che lascia parlare il cuore. Quella quiete che permette alla profondità del nostro cuore di esprimersi, di svelarsi. Senza usare parole.
"Rilassare la mente nel silenzio che la circonda piuttosto che forzare la mente a stare zitta" (Catherine Ingram)
Niente contro le parole, ma il linguaggio che dovrebbe essere usato per costruire dei ponti il più delle volte crea piuttosto delle barriere. Niente contro la comunicazione, ma spesso la gente parla per riempire un vuoto che ha dentro, e spesso più questo vuoto è grande, più la gente cerca di colmarlo con il suono della propria voce e delle parole. Non abbiamo bisogno di parole per comunicare. Un cuore aperto vede e riconosce se stesso negli altri, e lì non hai bisogno di parole, non hai bisogno di spiegare chi sei, cosa fai, da dove vieni e in quanti paesi hai viaggiato. Un cuore la cui essenza è rivelata, una mente chiara e limpida in cui ci si può rispecchiare, questi non hanno bisogno di parole per comunicare, per connettersi agli altri, per capire, conoscere e amare.
Il silenzio fa paura, perché nel silenzio si rivela la nostra vera essenza. Il silenzio incomoda, perché vengono a galla verità non rivelate. Il silenzio terrorizza, perché racconta di noi, della purezza dell'essere senza l'apparire.
E non sappiamo non apparire. Non sappiamo cosa siamo se non quello con cui ci etichettiamo. Non possiamo essere, semplicemente essere. Dobbiamo essere "qualcosa", dare nomi, termini, definizioni e parole. Creare dei confini, innalzare dei muri di separazione che ci distinguano dagli altri. Darci un'identità, definirci, circoscriverci. E quindi inizia il fiume di parole, parole che velano, nascondono e offuscano l'Essenza. Quell'Essenza pura, semplice, e divina. Essenza che ci accomuna, che è uguale in tutti noi. Quell'Essenza che ritroviamo in uno sguardo ogni tanto, che intravediamo prima che il fiume di parole ci inondi. Quell'attimo in cui non abbiamo bisogno di indossare una maschera. Quell'attimo in cui siamo vulnerabili, aperti, veri. Quell'attimo in cui concediamo alla vita di fluire, libera e priva di catene. Quell'attimo di silenzio che parla più di mille parole. Prima che inizi lo show dell'ego, prima di tutto il superfluo.
Quante volte vi è capitato di stare assieme ad una persona in silenzio, e sentirsi veramente bene? Non era quel silenzio mille volte più forte, più intenso e più significativo di mille chiacchiere? Non si comunicava lo stesso, forse più profondamente, anche senza futili parole?
Questo vale anche con noi stessi. Non abbiamo bisogno di silenzio esterno per accedere al nostro silenzio interiore. Avete notato come alcune persone riescono a meditare anche in posti affollati?
C'è davvero bisogno di silenzio nella nostra società. E di capacità di ascolto. Di ascolto del silenzio altrui.
Dobbiamo imparare a sentire su altri livelli, percepire il pulsare della vita intorno a noi, imparare a fiutare la pioggia nel vento e osservare le nostre mani mentre lavorano. Allargare lo sguardo oltre i nostri confini e sentire come il mondo, con tutta la sua sofferenza, gioia, amore e cattiveria, gratitudine e ignoranza è dentro di noi, e noi, siamo il mondo.
Namaste.